La pensione, differentemente dagli anni passati dove era soprattutto calcolata in base agli anni di servizio, oggi si deve costruire.
Attualmente i calcoli del sistema contributivo mettono in relazione i contributi accumulati durante tutta la vita lavorativa con la rendita personale, e per riuscire ad ottenere una pensione adeguata alle proprie esigenze per forza di cose è necessario cambiare il proprio punto di vista ed iniziare il prima possibile ad informarsi per decidere cosa fare.
Prima di tutto è bene effettuare un controllo periodico dei contributi versati dal datore di lavoro o da te stesso presso il tuo ente previdenziale, in modo da tenerli monitorati ed evitare brutte sorprese future.
L’azione successiva è quella di procurarti una stima della rendita futura.
A questo proposito dal sito del Sole 24 ore è possibile calcolare una stima approssimativa della nostra pensione in base ai contributi versati. Si tratta di una stima — è il caso di ribadirlo — in cui diversi fattori potrebbero variare nel corso degli anni e modificare in misura anche significativa il risultato finale. Giusto per darti un’idea, è stato calcolato che oggi un quarantenne con 15 anni di contributi versati andrà incontro a una pensione pari al 40/50% dell’ ultimo stipendio percepito.
Preso consapevolezza di questo, si deve passare alle contromisure: il nostro consiglio è quello di aderire a un fondo pensione.
Questi tipi di fondo servono a raccogliere i contributi dei lavoratori affidandoli ad un consulente affidabile e preparato che li investe sui mercati secondo criteri prudenziali e con differenti obiettivi di rendimento, per poi trasformare il risultato finale in una rendita integrativa. Aderendo da giovani a questo tipo di fondo è possibile aggiungere alla propria rendita un ulteriore 15-20% della propria busta paga, destinando così ad un piano di previdenza complementare il proprio trattamento di fine rapporto.
Per i lavoratori autonomi o liberi professionisti che non hanno Tfr e contratto, gli esperti consigliano di assegnare al fondo pensione il 10-12% del loro reddito.
Nel corso degli anni, gli Italiani hanno preferito affidarsi alle gestioni patrimoniali, titoli di Stato o immobili, utilizzandoli come forma di risparmio previdenziale. Quello che vogliamo sottolineare è che il sistema della previdenza complementare, contrariamente ai mercati immobiliare e finanziario, è più conveniente.
I contributi volontari e quelli del datore di lavoro sono deducibili entro una soglia massima di 5.164,57 euro all’anno, la parte di quota in eccedenza viene sottratta dal risultato finale al momento del pensionamento, su cui viene applicata un’aliquota agevolata che va dal 15 al 9% (in caso di lunga adesione al fondo), contro il 12,5% dei titoli di Stato e il 26% degli altri strumenti finanziari.
Il fondo pensione in alcuni casi specifici offre la possibilità di potervi attingere e nello specifico sono:
– spese sanitarie conseguenti a situazioni gravi
e dopo 8 anni di iscrizione al fondo anche per:
– acquisto prima casa propria o del figlio (per non più del 75% del montante accumulato);
– senza giustificazione (per un imposto del 30%).
Per concludere si dovrà scegliere la modalità della messa a disposizione tra:
- una pensione vitalizia: entrata su cui contare per l’intera la vita, con la frequenza che decidi tu;
- una pensione reversibile controassicurata dove in caso di decesso del titolare del fondo pensionistico viene restituito l’eventuale capitale residuo ai beneficiari scelti;
- una pensione che raddoppia in caso di non autosufficienza come si trova in certe soluzioni proposte da alcune Compagnie di Assicurazione.
Fonte: Marco lo Conte – Il Sole 24 Ore